lunedì 6 maggio 2024

Il topolino saltellante

 

Sonia, la mia dolce figliola, frequentava l’università di Bari e come era suo solito, quando rientrava molto tardi, portava con sé il necessario per la pausa pranzo. Generalmente si trattava di qualche panino imbottito di prosciutto e formaggio. Lei abbandonava il suo zaino soltanto quando era impegnata nelle lezioni.

Un giorno capitò che durante la mattinata un impertinente topolino, richiamato dal profumo del formaggio, si infilò nello zaino incustodito dell’inconsapevole ragazza, per gustare il suo cibo preferito in tutta tranquillità. Quando Sonia terminò le lezioni non ebbe più tempo per consumare il pranzo a sacco poiché il dilungarsi dell’impegno universitario le consigliò di fare immediatamente ritorno a casa.

Il topolino, sballottolato della corsa della viaggiatrice, pensò bene di nascondersi alla meglio … anche perché la siesta dopo il pranzo bene si conciliava con il cullare del trasporto. Insomma, Sonia portò un ospite a casa. Anzi, lo accolse nella sua stanza dove ripose lo zaino che avrebbe svuotato successivamente.

Il topolino ringraziò l’ospitante approfittando per farsi un bel sonnellino nell frescura della stanza.

Appena fu notte, il topolino uscì in cerca del pasto serale … non curante che Sonia fosse sdraiata sul suo lettino occupata a leggere. Ovviamente, la coda dell’occhio captò la corsa del piccoletto. Immediatamente ci fu un piccolo terremoto che condusse da me la ragazza spaventata dalla visione del suo ospite.

Da padre scettico, la rassicurai convincendola che probabilmente la scena prospettata fosse una sua immaginazione causata forse da qualche sguardo distratto nella penombra della sua stanzetta.

Sonia non fu molto convinta e per questo aggiunsi la motivazione per cui un topolino non potrebbe stare senza la sua mamma e perfino in un appartamento al secondo piano, circondato da un famiglia di gatti.

La notte, il topolino, spinto dalla fame, si spostò in cucina dove trovò nascondiglio dietro la lavastoviglie. Sicuramente non trovò nulla da mangiare poiché il mattino successivo entrò in scena.

Era una magnifica e luminosa domenica, mi trovavo sdraiato sulla mia poltrona davanti al televisore, ascoltando il telegiornale, quando l’impertinente topolino mi passeggiò accanto come se fosse un cagnolino. Sicuramente cercava cibo, ormai era da molto tempo che non mangiava.

Immaginate la mia faccia mentre assistevo alla sfacciataggine dell’animaletto!

Mi alzai di scatto mentre il piccolo delinquente fuggì nel suo nascondiglio. Nel trambusto, si aggiunsero le urla delle donne di casa che vedevano il topolino come il mostro a cinque teste. Allora mi inventai una strategia di intervento risibile. Circondai l’area abitativa del topolino con divisori che nella mia ingenua prospettiva dovevano servire a bloccare il fuggitivo. Mi armai di una robusta ciabatta, pronto per colpire e stordire la vittima … ma non avevo fatto i conti con la velocità e l’agilità del topolino il quale appena fu messo alle strette, con un salto in alto simile a uno di migliori della grande saltatrice Sara Simeoni, scavalcò l’assedio e fuggì fuori dal balcone.

Ostacolato dai miei stessi oggetti, non feci in tempo per vedere dove si fosse infilato. Feci rumore, battetti ogni angolo del balcone ma non trovai più tracce del birbante. Così supposi che fosse saltato giù dal balcone e me ne fossi liberato.

Mi sbagliavo!

Il furbetto si era nascosto sul retro della lavatrice, nel piccolo bagnetto esterno. Tre giorni dopo, l’assenza completa di cibo indebolì il fuggiasco che fu costretto ad uscire allo scoperto per arrendersi. Allora fu per me una vittoria facile. Catturai il topolino chiudendolo una scatola che poi abbandonai in aperta campagna. Non ebbi il coraggio di ucciderlo, anche perché forse era già in via di morire a causa della lunga astinenza dal cibo.

Non vi nascondo che nonostante fosse un topolino, l’empatia mi lascò un sentimento di leggera tristezza.


domenica 5 maggio 2024

La casa del fantasma


In una casa isolata di un piccolo paese, abitava Clara, una donna che aveva delle misteriose visioni.
Si diceva che la casa fosse stata abitata da una qualche anima tormentata che continuava vagare tra le stanze.
Molti anni prima, un uomo di nome Ludovico Tanzi, aveva abitato la casa insieme alla sua giovane moglie, Elisa. La vita della coppia fu molto combattuta per via di antiche questioni mai risolte tra le famiglie d’origine.
Allora Elisa ebbe un incidente domestico che non fu mai chiaramente spiegato. La donna morì e Ludovico, devastato dal dolore per l’ improvvisa e inspiegabile perdita, non uscì di casa finì alla sua morte che giunse poco dopo. L’uomo fu incapace di accettare la realtà della morte di sua moglie e così il suo fantasma rimase bloccato tra le mura quella casa.
Da quel giorno, la casa divenne luogo di strane presenze e sinistri lamenti. Il fantasma di Ludovico vagava tra le stanze in cerca di pace per la sua anima. Ogni notte si udivano i suoi lamenti e sussurri disperati, mentre il suo spirito cercava un introvabile conforto.
Clara viveva in quella casa quasi sempre sola con il suo figlioletto. Suo marito Paolo restava tutta la settimana fuori dal paese per motivi di lavoro e rientrava soltanto per il weekend.
Di notte Clara sentiva dei rumori spaventosi, assisteva a porte che si aprivano da sole, oggetti che si animavano, tende che si gonfiavano come se fossero vele al vento. In principio, attribuiva quei strani accadimenti alla sua mente, pensava di essere stata impressionata dall’antica storia della casa.
Temeva di raccontare a suo marito ciò che le capitava per paura di apparire fuori di testa. Unico sfogo riusciva ad averlo parlandone con la sua amica Teresa che si manteneva sciettica mentre dava colpe al marito che la lasciava sempre sola. A parere della sua Amica, le visioni erano causate dall’insopportabile solitudine.
Nonostante il passare degli anni, la vicenda del Fantasma continuó a tormentare Clara fino a determinarle una visibile instabilità mentale.
Alla fine, raccontò all’amica che il fantasma era diventato un suo secondo marito, costringendola ad avere perfino rapporti sessuali come se fosse materialmente in carne ed ossa.
Ancora oggi Clara vive il suo incubo; ha accettato il suo destino come vittima predestinata del fantasma, intrappolato nel mondo dei vivi a causa di una tragedia dimenticata. 

 

sabato 4 maggio 2024

Mondi paralleli

 

Lontano dalle piccole idee,
arretro nel mio esistere.

Attraverso i tuoi occhi stendo un ponte sulla tua anima.

Fisso lo sguardo,
attento a cogliere i tuoi frammenti di indecisione.

Nel tempo non misurato, dimentico di me stesso,
e sono dentro di te.

Vedo le tue paure e i tuoi dolori,
mentre i miei occhi umidi si affaticano sulla tua immagine.

D’un tratto l’amor magico s’impone.
Tracotante, scuote il cuor.

Ricorda che la gioia è il suo essere,
 e che la vita è il suo regno.

Lesto, torno da te.

Con abbracci e carezze, ti racconto della mia vita.

Nel perdurar del fiato, invito anche il sole a farci compagnia,
 e la gioia ad aprire i nostri sorrisi.

Furtivamente la mia mano cattura la tua
e al toccar pelle,
scopro che il mio mondo è come il tuo.

venerdì 3 maggio 2024

Corpo e sapere


L'assenza di peso per il corpo è paragonabile all'assenza di sapere per l'anima.

Un corpo senza peso è in contrasto con l'ambiente fisico che lo ospita. Il corpo è materia ..... i fisici la chiamano massa.
La massa è passiva nell'ambiente gravitazionale per cui deve produrre un peso.

Un corpo senza peso non può esistere.
Un'anima senza sapere è in contrasto con l'essenza umana.

L'anima è spirito..... i filosofi la distinguono in modo diverso perchè non si "vede".
L'anima è potenza d'essere e per farsi "vedere" ha bisogno del sapere.
Un'anima lasciata sola nell'ignoranza ha perso l'opportunità di esistere senza farsi vedere. 

P.S. se qualcuno ti invita a leggere, a studiare, a imparare, a combattere l'ozio ..... TI VUOLE BENE.

 

giovedì 2 maggio 2024

Povero cuore


Povero cuore!

Insegui ciò che non vedi,
guidato da una ragione approssimata.
Confondi luci con ombre.
Ora piangi e ora ridi.

Intenzioni e speranze muovono i tuoi sentieri.

Credi giusta ogni direzione,
 nel tempo che l'illusione ti accarezza l'anima.

Sono troppo esili i tuoi remi
in questo vacillante mare dell'esistere.

Dello spirito sei guerriero, 
della materia fai arma di cera.

Il calore del tempo 
farà impallidire il tuo rosso.

Soltanto una timida emozione 
sarà la prova del tuo passaggio.
 



lunedì 29 aprile 2024

Dominatori e dominati


Sono sempre stato un uomo di poche parole. 
Il motivo probabilmente discende dal fatto che sono pessimista sul grado di attenzione che mi potrebbe offrire l’interlocutore.
Per questa mia limitazione, lo strumento facebook si è rivelato come un grande alleato. 
Mi illude di poter parlare con chi è soltanto nella mia mente e stimola in me il desiderio di esternare idee che altrimenti morirebbero nella mia convinzione.
Indipendentemente dalle qualità e caratteristiche del lettore, ho l’impressione che qualcuno provi a comprendere.

Mi rattristo leggere quando leggo: I giovani, sperando di trovare un futuro lavorativo, disertano i banchi del classico e s'indirizzano sempre più verso istituti tecnologici e professionali. Tra i licei, impennano le iscrizioni nello scientifico applicato e nel linguistico”.

In questa tendenza, rilevo una contraddizione di fondo nella nostra società e che ritengo dolorosa. In una società malata nell’anima si tenta di intervenire con le cure palliative della tecnologia. Credo di sapere che quando una persona sia malata non si può chiederle di correre per guarire.
La mancanza di lavoro rende incerto il futuro dei giovani, inteso questo, come contesto nel quale poter raggiungere il benessere del corpo ancor prima di quello dell’anima.
È però evidente che solo l’anima forte può dirigere correttamente la vita dell’uomo e quindi sostenere quello sforzo necessario per risolvere i problemi derivanti dalle difficoltà incontrabili.
Sapersi muovere criticamente tra le diverse prospettive future e non rimanere immobilizzati dalle paure conseguenti, rappresenta un obiettivo che la cultura umanistica assicura.
Una coscienza matura, supportata dalla cultura, esalta la sensibilità e predispone l'anima all'ascolto e alla comprensione più profonda. 
Il tecnicismo finalizzato all'efficienza, alla produttività, al profitto, produce nel tempo concorrenza, rigidità di pensiero. 
In definitiva, spogliare la formazione dei giovani dal calore della cultura umanistica significa preparare un futuro "automatico", cioè senza l'uomo. 
L'automatismo, nato con l'intento nobile di liberare l'uomo dalla schiavitù del lavoro, si sta trasformando nel meccanismo che lo svuota della sua essenza più bella.
Il pensiero critico non si stimola con lo studio dedicato soltanto alla tecnologia ma anche (soprattutto) attraverso il confronto con le idee dei grandi pensatori. 

La fantasia, la creatività, l’arte in generale, sono i prodotti di una cultura che ha lievitato nei cuori e negli spiriti la bellezza della sensibilità, imprescindibile dall’essenza umana.

Inoltre, la povertà di spirito genera quell’attrito psicologico per cui i giovani tendono alla superficialità e all’ozio. 
In queste condizioni, una tecnologia sempre più specializzata non può che dividere il mondo in soltanto due categorie: dominatori e dominati.
 

Libertà deformata


Ciò che facciamo e ciò che pensiamo, sono solo l'ombra della stessa verità. Agire e pensare sono due aspetti del comportamento umano che si muovono su due rette parallele; corrono fianco a fianco e non si incontrano mai. Appartengono a due diverse dimensioni della vita. La filosofia ha dato loro involucri diversi.

Cercare una spiegazione perché l’uomo uccide il suo simile o perché si prevarica il rispetto del prossimo, è solo una richiesta formale alla ragione per giustificare l’evento secondo una delle ombre della verità.

Per esempio, credo che nessuna arma sia utile a garantire la libertà di un individuo. 

Sarei più libero con una pistola in mano?

Se libertà significa condurre una vita senza regole e rispondere egoisticamente alle proprie necessità, allora è vero che qualcuno possa sentirsi limitato senza un cannone tra le mani.

Ribadendo il concetto con una metafora, potrei sentirmi limitato nella mia libertà qualora, odiando il fischio di un treno, mi cautelassi sparandogli una cannonata … in questo caso, il cannone mi garantirebbe la libertà di non udirlo e quindi mi diventerebbe oggetto indispensabile alla soluzione del mio problema.

Purtroppo, se non usa il suo cuore nelle relazioni sociali, si avrà bisogno di troppi elementi per ritrovarsi liberi, indipendentemente se poi il loro uso si rivela disastroso per il prossimo.

Dovremmo abbandonare l’idea dell’amore come un fatto privato, da esercitare soltanto nei rapporti con i propri cari. 

 

sabato 27 aprile 2024

Vivimi amore

 

Amami così come sono,
come vuoi.

Amami in silenzio,
lentamente,
ad occhi chiusi.

Amami per le mie lacrime,
per il mio fragile animo,
per i miei fiumi di parole.

Amami facendomi rabbrividire
Amami per la mia pazzia.

Adesso!

Vivimi amore.

Vivimi fino in fondo,
  ti farò sognare il mio mondo.


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